Sistema Viscerale e Sistema Neurologico: il ruolo del microbiota nei disordini neurologici

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In letteratura scientifica e non solo si parla spesso di microbiota intestinale che comprende non solo batteri ma anche virus, protozoi, archae e funghi (Dinan and Cryan 2012; Xu et al. 2007). Se pensiamo che può essere solo correlato al sistema gastrointestinale e alle sue funzioni commettiamo un grosso errore in quanto il microbiota risulta essere interconnesso ad una moltitudine di sistemi del nostro organismo. Lo scopo di questo articolo è approfondire le correlazioni tra sistema gastrointestinale e neurologico approfondendo il ruolo del microbiota nei disordini neurologici.

Come dimostrato da alcuni studi, nei disordini neurologici un ruolo di fondamentale importanza è ricoperto dal microbiota in quanto partecipa ad alcuni aspetti chiave come lo sviluppo del sistema nervoso, la regolazione neuroinfiammatoria e il comportamento dell’ individuo (Cryan et al. 2019;Martin et al. 2018).

Negli ultimi anni i casi di pazienti con disordini neurologici stanno aumentando e una delle possibili cause, come alcune ricerche sostengono, potrebbe essere il consumo di carne OGM, latticini e farine raffinate che potrebbero apportare dei cambiamenti al microbiota intestinale (Bengmark 2013; Bengmark 2007). Ma quale potrebbe essere la correlazione? Il sistema nervoso centrale (SNC) e il microbiota intestinale interagiscono influenzandosi a vicenda, infatti per esempio alcuni studi dimostrano come il SNC modula l’intestino alterando la sua motilità in risposta a stress psicologico o fisico mentre a sua volta l’ intestino potrebbe alterare a livello neurologico sia il comportamento dell’individuo che gli aspetti neurochimici dell’ organismo (Mayer 2000; Bravo et al. 2011).

Il microbiota può influenzare non solo il SNC ma anche lo stesso intestino: la composizione del microbiota può modulare la funzionalità intestinale, per esempio Bifidobacterium bifidum e Lactobacillus acidophilus aumentano la motilità (Rhee et al. 2009), al contrario Escherichia può esercitare un effetto opposto (Mazmanian et al. 2008; Rhee et al. 2009).

Nella ricerca scientifica il termine ‘gut-brain axis’ o ‘microbiota-gut-brain axis’ viene utilizzato per sottolineare l’interazione cervello-intestino (Collins et al. 2012; Rhee et al. 2009). Ma quali sono le vie utilizzate tra intestino e cervello per comunicare? Moltissimi studi sono stati effettuati per cercare risposta a questa domanda e si è scoperto che le connessioni avvengono tramite il nervo vago, l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene e alcune citochine (Dinan et al. 2014; Jones et al. 2006).

In queste intricate correlazioni, degna di nota è la funzione della barriera intestinale (gut barrier) che è composta dal microbiota intestinale, dalla mucosa intestinale e da cellule appartenenti al sistema immunitario. Se la permeabilità della barriera intestinale viene alterata, i pazienti soffriranno della sindrome dell’ intestino permeabile (leaky gut syndrome) che potrebbe causare infiammazione sistemica e neurologica e disfunzioni nel cervelletto e nell’ippocampo (Bengmark 2013; Daulatzai 2014; Farhadi et al. 2003). A questo proposito, gli studi di Maes et al. (2012) e Julio-Pieper et al. (2014) evidenziarono ancora una volta le correlazioni tra sistema nervoso e viscerale, esponendo che i pazienti con disordini del sistema nervoso centrale (SNC) avevano un incremento della permeabilità intestinale e che c’è la possibilità che ci sia il passaggio di metaboliti dannosi dall’intestino al sangue che influenzano negativamente il SNC.

A questo punto è lecito farsi la seguente domanda: quali sono le possibili patologie del sistema nervoso correlate al microbiota intestinale?

Molti studi negli ultimi anni hanno approfondito questo argomento, analizzando patologie neurologiche come la sclerosi multipla, il morbo di Parkison e il morbo di Alzheimer.

Analizzando la Sclerosi multipla (SM), anche se come affermano Forbes et al. (2016) i meccanismi specifici non sono stati ancora enunciati, da alcuni studi si deduce che cambiamenti del microbiota intestinale possano causare infiammazione e danni al SNC, causando la SM (Adamczyk-Sowa et al. 2017; Rodriguez et al. 2016). Inoltre come dimostrano ricerche di Cantarel et al. (2015) e Tremlett et al. (2016) i pazienti con SM hanno un microbiota alterato e presentano un decremento di Faecalibacterium, Eubacterium rectale, Corynebacterium, Fusobacteria e un incremento di Escherichia, Shigella, Clostridium, Firmicutes nel loro microbiota, comparato ad un gruppo di controllo.

Parlando del morbo di Alzheimer (MA), Hu et al. (2016) e Braniste et al (2014) hanno definito che alcune cause potrebbero essere correlate alla permeabilità intestinale. Nello specifico la ‘leaky gut syndrome’ pu causare un incremento della permeabilità della barriera emato-encefalica, l’ accumulo di amyloid-β (Aβ) e l’ infiammazione nella corteccia cerebrale, tipica situazione presente nei pazienti con morbo di Alzheimer. Oltre a questo, la dieta gioca un ruolo importante: studi dimostrano che un piano alimentare ricco di grassi, un sovradosaggio di Kcal giornaliero, un apporto di glutine e zuccheri semplici possono aumentare il rischio di sviluppo del MA (Hu et al. 2016; Knight et al. 2014; Eskelinen et al. 2008), al contrario frutta e verdura diminuiscono il rischio di MA probabilmente per l’ importante apporto di antiossidanti e vitamine (Hughes et al. 2010; Claesson et al.2012). Inoltre, studi dimostrano come una carenza del microbiota provochi deficit d’ apprendimento, della memoria e di comportamenti legati alle emozioni (Gilbert et al 2012; Sender et al 2016).

Considerando infine un altra patologia molto diffusa del sistema nervoso come il Morbo di Parkinson (MP), si sa che questa patologia è caratterizzata dalla presenza di corpi di Lewy (Lewy Bodies) che consistono in aggregati di α-synuclein che si sviluppano tipicamente all’interno dei neuroni cerebrali delle persone affette (Braak and Del Tredici 2008). Visanji et al. (2015) hanno effettuato ricerche in cui si dimostra che cambiamenti funzionali e strutturali del sistema gastrointestinale come l’ accumulo di α-synuclein nel sistema nervoso enterico è stato rilevato in pazienti con MP. Inoltre, come si afferma nello studio di Julio-Pieper et al. (2014), il sistema gastrointestinale può essere il sito in cui vengono prodotte tossine che possono interagire con il sistema nervoso centrale (SNC) per mezzo del nucleo motore dorsale del nervo vago. L’ interazione sistema nervoso-sistema gastrointestinale viene spiegato anche da ricerche sia su umani che su topi in cui hanno dimostrato che la vagotomia tronculare è protettiva contro il Parkinson e previene la propagazione di α-synuclein che causano i sintomi tipici del morbo (Svensson et al 2015; Liu et al 2017; Kim et al 2019).

Un altra correlazione tra SNC e gastrointestinale è la presenza in pazienti con MP di sintomi non motori (non-motor symptoms) in cui oltre ai disturbi comportamentali, cognitivi e del sonno, si ha un alterazione delle funzioni GI che influenzano la qualità di vita del paziente (Gallagher et al. 2010; Postuma et al. 2012; Grochowska et al 2019). Bisogna considerare infine che alcune ricerche hanno dimostrato che il microbiota regola l’ attivazione delle microglia che hanno un ruolo fondamentale contro l’ invecchiamento e la neurodegenerazione (Herny et al 2015).

In conclusione, quali potrebbero essere gli sviluppi futuri per la prevenzione e l’ omeostasi del nostro sistema nervoso in relazione al microbiota intestinale?

Come ben sappiamo, le ricerche in ambito osteopatico sono a volte carenti, ma possiamo comprendere come le rilevanze scientifiche relative agli effetti del soft touch, al trattamento viscerale, all’ interazione col sistema nervoso, alle variazioni sul sistema nervoso parasimpatico e ai trattamenti che effettuiamo sul sistema nervoso centrale e periferico compreso il nervo vago sopracitato come una fondamentale via di comunicazione tra SNC e sistema gastrointestinale possano aiutare l’ equilibrio del nostro organismo e la motilità e permeabilità dell’ intestino. Naturalmente, ricordo che l’osteopatia non è in grado di risolvere le patologie analizzate in questo articolo e non può da sola regolare tutto ci senza una collaborazione con un dietologo e biologo nutrizionista che svolgono un ruolo fondamentale in quanto effettuano analisi approfondite oltre al poter prescrivere e consigliare prebiotici, probiotici e un piano alimentare adeguato e personalizzato per il singolo paziente. Ancora una volta il lavoro multidisciplinare può fare la differenza e l’ osteopatia può integrarsi in maniera ottimale.

Buona osteopatia a tutti

Filippo Tobbi Osteopath

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